Splendida serata all’Arena Canapè di Gioiosa Marea: presentato il libro “Il Treno della Scienza”

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Un bel libro e uno splendido contesto per parlarne. Questi sono gli ingredienti di una serata di vera letteratura.
Ieri sera, all’Arena Canapè di Gioiosa Marea, si è tenuta la presentazione del libro Il Treno della Scienza del prof. Bruno Lorenzo Castrovinci, dirigente scolastico presso l’Istituto comprensivo di Brolo.
La dott.ssa Giuliana Scaffidi, presentando l’opera, ha moderato un interessante dibattito durante il quale sono state introdotte le brevi relazioni della prof.ssa Nunziatina Bartolone, del prof. Salvatore Crisafulli e del dott. Marcello Fazio.
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Non sono mancati i saluti istituzionali da parte del Presidente del Consiglio dottor Maurizio Adamo ed il saluto della dott.ssa Giusy La Galia investe di ex Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione.
Cospicua e decisamente sentita la partecipazione di pubblico.
E d’altronde non poteva essere altrimenti dal momento che Il Treno della Scienza, il romanzo breve del prof. Castrovinci, è un ottimo romanzo che si contraddistingue per la sua prosa vivace e brillante.

Il libro parla di quelle persone, soprattutto gli insegnanti, che per raggiungere il proprio posto di lavoro sono quotidianamente costrette a percorrere decine e decine di chilometri e parla degli incontri che, inevitabilmente, tra queste persone si realizzano e che possono dare vita a relazioni più o meno importanti.
Siamo, così, di fronte a dei personaggi forti nel senso di fortemente caratterizzati, fortemente definiti cosa che, come è noto, sollecita l’identificazione del lettore.

 E anche da un punto di vista sintattico-strutturale il prof. Castrovinci può essere definito un “artigiano della parola”, un affabulatore nel senso che, pur padroneggiando un lessico forbito ed elegante, in questo caso predilige uno stile più colloquiale sempre nell’ottica di sollecitare le emozioni e i sentimenti del lettore che in fondo, come diceva Elio Vittorini, sono l’unica ricchezza che abbiamo.
 Qualche tempo fa infatti il prof Enrico Galli della Loggia ha affermato che, di fronte agli elementi che compongono oggi il pensiero unico, gli scrittori italiani attuali si ribellano e preferiscono parlare del mondo interiore proprio come sembra fare oggi il prof. Castrovinci e come facevano circa cento anni fa gli scrittori decadenti.

Questo, da un lato, ci permette di affermare che il romanzo è assolutamente espressione del suo tempo e, dall’altro, ci permette di rispondere alla domanda: “Che tipo di romanzo è? Di fronte a che tipo di romanzo siamo? Analitico, psicologico, introspettivo, autobiografico?” .
Probabilmente siamo di fronte a un tipo di romanzo che potremmo, molto più semplicemente, definire  critico. Cioè un romanzo che esprime bene il contesto socio-culturale etimologicamente critico entro il quale è stato scritto.

Cosa che ha un’importante conseguenza e cioè che i personaggi di cui ci parla sono personaggi critici ovvero personaggi descritti mentre si accingono a fare o a subire cambiamenti profondamente importanti per le loro vite.
L’autore stesso, a un certo punto, dice che vuole descrivere i suoi personaggi nel loro “battito d’ali” cioè nel momento in cui spiccano il volo. 



Questo è un concetto molto importante. 
Il prof. Castrovinci, infatti,  dice una cosa assolutamente chiara: solo il treno ha un viaggio lineare, un tempo lineare e un tempo oggettivo perché solo il treno corre sui binari. 
Del viaggio degli uomini, viceversa, non sappiamo nulla.



 Sappiamo che spiccano il volo per un viaggio che, in questo caso, è prevalentemente un viaggio di evasione rispetto a una realtà calendarizzata ma non sappiamo dove, questo viaggio, li porterà: la Volubilità dei Destini Umani. 
 Qual è, pertanto, l’esigenza dalla quale Castrovinci muove per parlarci specificatamente di questo soggetto?
La domanda allora diventa: quali sono i luoghi del prof. Castrovinci?
Lo si evince da gli argomenti di cui lui parla: Castrovinci  parla del mestiere degli insegnanti, degli alunni che sono quasi dei secondi figli,  parla di questi bambini che offrono una grande gioia di vivere,  parla anche della passione che gli insegnanti hanno per il loro lavoro.



In breve:  parla di posti bellissimi, posti che lui ha visto, ha conosciuto.
 Ma soprattutto posti che lui ha profondamente amato e tutt’ora ama al punto da volerli fissare sulla carta. 
Cioè:  siamo di fronte ad un tipo di scrittura che potremmo chiamare scrittura dell’urgenza intesa come la brama, l’impulso, il desiderio forte di fermare l’attimo, di fare dei fotogrammi, per rendere immortali alcuni luoghi. 



E siamo di fronte alla bravura dello scrittore che si reca dal lettore, lo prende per mano, lo porta in questi luoghi ed è come se dicesse al lettore: “Questi sono i luoghi che io ho amato. Te li consegno. Voglio che tu ne sia custode affinché, attraverso la scrittura, questi luoghi siano imperituri, siano oltre te e oltre me. 



Ma soprattutto , continua l’ autore,  voglio che questi luoghi lascino una traccia della loro esistenza, non siano solo il frutto della mia fantasia, non siano solo il mio ideale platonico di bellezza ma siano protetti dalla fugacità dell’esistenza”.
Ecco allora che il romanzo del prof. Castrovinci è un libro scritto con amore, è un libro che parla d’amore ma è esso stesso già in sé, per il solo fatto di essere stato scritto, intrinsecamente e politicamente un gesto d’amore.



E’ anche vero però che l’uso del verbo eliminare associato a questi treni degli anni ’70-’80 fa venire i brividi a quelle persone che, per esempio, appartengono alla generazione Interrail e che su quei treni hanno passato molto tempo o hanno girato l’Europa.
Si comprende che il libro del prof. Castrovinci, infine, è un libro necessario perché parla di tutti noi. 



Parla dei ricordi che ci accomunano e, siccome parla di questi incontri apparentemente casuali che possono diventare relazioni più o meno importanti,  dice che questi incontri sono stati bellissimi e che, come li abbiamo fatti noi, li faranno anche le generazioni successive.
 Perchè una cosa è certa: tanto noi quanto le generazioni successive, almeno una volta nella vita, siamo saliti o continueremo a salire su un treno della scienza.

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