Patti: Operazione “POSpartout”

Nelle prime ore odierne, i poliziotti del Commissariato P.S. di Patti, con la collaborazione dei colleghi dei Commissariati di P.S. di Capo d’Orlando, Sant’Agata Militello ed Alcamo (TP) nonché della Squadra Mobile di Palermo, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di Misura Cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Patti a carico di 10 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari delitti, tra i quali il fraudolento utilizzo di carte di credito clonate ed il riciclaggio continuato ed in concorso dei proventi del prefato illecito utilizzo, in danno di correntisti di istituti di credito stranieri (mediorientali, cinesi, sudamericani, nordeuropei etc..).
Contestata altresì – a carico di due indagati – una vicenda di tentata estorsione e di minaccia.
A carico di altro indagato è stata isolata una condotta continuata di simulazione di reato.
Le misure scaturiscono da complesse indagini svolte dal Commissariato P.S. di Patti e si articolano attraverso attività tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali), impegnative analisi di conti e documenti bancari nonché tradizionali servizi di osservazione. Destinatari sono: 4 soggetti tradotti in carcere, 5 ristretti ai domiciliari ed una persona sottoposta ad obbligo di dimora nel comune di residenza.
In dettaglio, l’attività investigativa dispiegata ha preso le mossa da un episodio di tentata estorsione ai danni di un artigiano di Patti, onde indurlo alla dazione di una somma di € 2.500,00.
Le indagini esperite al riguardo hanno consentito di riscontrare il fatto originario ma anche di svelare palesi indizi di ulteriori vicende criminali in cui i due autori della minaccia apparivano, unitamente ad un elevato numero di altri correi, “assiduamente impegnati in una continuativa e diversificata attività di procacciamento di illeciti profitti” in un contesto internazionale.
I successivi approfondimenti investigativi così avviati, anche attraverso l’ausilio di intercettazioni di utenze telefoniche e conversazioni tra presenti, ha reso possibile ricostruire l’esistenza di un’organizzata e strutturata associazione a delinquere dedita ad una raffinatissima e proficua condotta transnazionale di abusivo impiego di carte di credito clonate provenienti da circuiti illegali nonché di riciclaggio dei relativi proventi, “ripuliti” attraverso il ricorso a fittizie operazioni negoziali pagate con dispositivi elettronici in favore di ditte commerciali rientranti nella disponibilità dei sodali ed infine prelevati dai conti correnti, su cui finivano accreditati, grazie alla complice contiguità del funzionario della Banca stessa.
Le carte clonate utilizzate dagli arrestati erano per lo più intestate ad ignare persone, generalmente residenti in lontanissimi luoghi extracontinentali (con le conseguenti difficoltà di una tempestiva ed efficace denuncia delle pur registrate irregolarità patite). Il più frequente sistema di illecito utilizzo di esse sperimentato dai criminali è risultato essere l’abusivo impiego sui dispositivi “Point of Sale” (POS) collegati alle ditte commerciali di taluno degli associati, onde inscenare fittizi acquisti di beni – presso i citati esercizi economici degli imprenditori indagati. Gli importi dei relativi pagamenti, accreditati così sui conti dei falsi venditori, venivano deliberatamente confusi tra i versamenti realmente imputabili alle transazioni commerciali quotidianamente censite dagli esercizi degli stessi: talora, peraltro, a giustificazione di dette transazioni illecite, venivano formati falsi scontrini e finti documenti fiscali.
I “soldi sporchi”, così indebitamente accreditati sui conti correnti degli associati e sapientemente nascosti tra gli altri, venivano poi prelevati dai titolari dei conti e divisi tra i sodali secondo quote partecipative all’illecita società ben determinate.
Le indagini dei poliziotti di Patti hanno permesso di acclarare inequivocabilmente che tali prelievi di somme rilevanti, “ripulite” con modalità che avrebbero dovuto sollevare i sospetti degli istituti bancari e le rituali segnalazioni previste dalla vigente normativa antiriciclaggio, nella realtà godevano di una silente corsia privilegiata grazie alla complice e fattiva compiacenza di una funzionaria di banca, estrinsecantesi in condotte tanto omissive (in ordine ai controlli ed alle segnalazioni di irregolarità rilevate) quanto commissive (con riguardo ad operazioni tecniche materialmente poste in essere per agevolare i prelievi stessi).
Il lavoro investigativo protrattosi per oltre sei mesi, ha permesso di ricostruire gli estremi di illecite “strisciate” relative a centinaia di carte di credito – in grandissima parte riconducibili a banche extraeuropee – ciascuna per importi normalmente attestati su 2 o 4 mila euro o multipli di essi e per un giro di affari approssimativamente stimabile – limitatamente al solo periodo vagliato – nell’ordine di mezzo milione di euro.
La complessità delle attività poste in essere dal sodalizio si accompagnava ad una altrettanto articolata struttura di esso, nel cui ambito sono risultati enucleabili ruoli e funzioni nettamente distinguibili.

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