Tindari Festival – C’erano davvero gli Dei in questa bellissima edizione di Tyndaris Augustea

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E c’erano davvero gli Dei in questa bellissima edizione di Tyndaris Augustea:li abbiamo visti, sentiti, e toccati tra i suoni, i colori della natura paradisiaca, la superba monumentalità di Tindari che si rivela sempre nuova! E se l’intento della sua ideatrice, Anna Ricciardi,direttore artistico del festival, era quello di evocare emozioni ancestrali, con una visione del parco archeologico e dei suoi monumenti come un palcoscenico aperto , i riti benevoli,gli dei protettori, e i miracoli eterni sono stati il fil rouge dell’evento.
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Nella sua formula rodata di evento teatrale itinerante, si riscoprono miti, storie, leggende,intrise di fascino e tirate fuori, quasi con il brivido di una prima volta, da testi antichi. La visione della dea, Diana, per il primo spettacolo Castore e Polluce i Tindaridi, interpretata magnificamente dalle danze ipnotiche e magnetiche di Gemma Lo Bianco, trascina lo spettatore in una dimensione mitica. Castore dall’alto dell’agorà commuove e fa vibrare il pubblico attonito nel racconto di un’amore fraterno indissolubile.Luca Fiorino ha dato prova di una sensibilità interpretativa rara e di grande livello:scroscianti gli applausi e le ovazioni finali.

Marco Aurelio percorre, in un trionfo tutto imperiale, l’imponente Gymnasium e sin dalle prime battute il pubblico é completamente rapito! Marco Aurelio parla al cuore del popolo con forza eterna nell’intento di far riscoprire quella vis interiore che dovrebbe governare la vita di ognuno. Elio Crifò, con le sue scelte tematiche e drammaturgiche, si rivela uno dei piú attesi e ammirati attori dell’Augustea! Si arriva al teatro, pieni di Bellezza e di sensazioni palpitanti: il dramma di Ifigenia in Aulide é di fatto il dramma esistenziale di Agamennone, suo padre, che vacilla e si perde tra la necessità del potere e gli atavici legami familiari. Agamennone racchiude la fragilità dell’uomo, la sua mutevolezza, la sua instabilità. Non é facile questa tragedia: i grandi condottieri omerici vengono analizzati da dentro in una strabiliante modernità, tutta euripidea., quasi denudati della loro facies mitica.

Ma David Coco ha incarnato perfettamente il motus dell’Agamennone euripideo: una prova d’attore a tutto tondo, tra una corporeità irrequieta e una maschera provata dai vaticini inoppugnabili e che svela tra le pieghe del testo tutte quelle emozioni contrastanti e tremebonde che lo condurranno al sacrificio di una figlia! Altrettanto straordinaria l’interpretazione di Menelao: Antonio Silvia, è da definirsi ancora una volta attore”greco”: taglienti e incisivi i suoi dialoghi con Agamennone,il suo Menelao è l’insidia priva di scrupoli, uno stratega freddo travestito da fratello.Impeccabile e commovente la sua recitazione con la maschera nel personaggio del vecchio disvelatore della verità.

Prova ben riuscita per la giovane Marta Cirello nei panni di Ifigenia: ha reso a pieno la purezza e il candore di una figlia, tradita del padre, ma premiata dalla divinità che la salverà dal sacrificio trasformandola in cerva, scenicamente anche ben reso.Andrea Maiorca,il più giovane della compagnia, da pochissimi anni diplomatosi all’Inda, ha retto il personaggio di un Achille impavido e forte nei principi di giustizia. Infine, nel doppio ruolo di Clitennestra e di regista, Cinzia Maccagnano: la sua prova registica ha dovuto fare i conti con il distanziamento scenico imposto dalle regole covid( basti pensare all’impossibilità di Ifigenia di abbracciare il padre o al pianto di Clitennestra che avrebbe dovuto bagnare i piedi di Achille), ma questo le ha dato la possibilità di trovare soluzioni efficacissime, da sapiente conoscitrice del dramma antico.

La sua Clitennestra è imperiosa e materna nello stesso tempo, già si intravede quella sete di vendetta con cui ucciderà il marito. Non delude affatto la Maccagnano con la sua voce capace di ipnotizzare il teatro !Menzione a parte per Gemma Lo bianco, stupenda danzatrice che dall’inizio alla fine ha tenuto le fila dell’evento, nel suo mostrarsi dea dalle sembianze umane, che governa con il fuoco e salva con i movimenti ammaliatori delle sue braccia, dall’intro ieratica sino al miracolo dell’Ifigenia. Un crescendo emozionale le musiche di Salvo Nigro: trionfali e ancestrali, pregnanti e propiziatorie, può davvero dirsi che creano l’allure dell’intero evento! Le introduzioni storico-archeologiche sono state curate dagli archeologi ddi Archeo Me( Cristina Acacia, Francesco Tirrito, Carmen Morabito) ed hanno impreziosito questo originale viaggio nel tempo.

ll pubblico,numerosissimo ed estasiato ha tributato applausi calorosi a tutti gli attori, sigillando il successo di questo strepitoso evento, che già quest’anno ha ottenuto il riconoscimento di evento di grande richiamo turistico. Si ringraziano l’Assessore ai Beni Culturali, Alberto Samonà per aver sostenuto l’evento e il tindari festival, comprendendone la validità non solo dal punto di vista teatrale.Si Ringraziano l’ Arch.Gueli del Parco Archeologico per la preziosa disponibilità, Il sindaco della città di Patti,Mauro Aquino e l’Assessore al turismo sport spettacolo Cesare Messina per aver reso possibile il progetto e tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita dell’evento che merita ormai di avere una produzione autonoma

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