“Gioiosa è bellissima, è impossibile non vederlo” – avrebbe detto Ignazio Spanò – Tra passato e presente, di Marcello Mollica

Gioiosa Marea

Gioiosa Marea 13 dicembre 2020 – I mesi a venire – Ignazio Spanò non è il primo sindaco del Dopoguerra a morire durante il suo mandato. L’11 giugno del 1956 era morto Raffaele Saggio, detto ‘Raffo’. Eletto per la prima volta sindaco nel giugno del 1956 fu figura popolare cui si deve la costruzione della strada che dalla Nazionale porta alla Stazione Ferroviaria e l’ammodernamento dei giardini comunali; a lui è oggi titolata anche una via del centro, raro esempio di manifesto riconoscimento a cittadini illustri della nuova Gioiosa.

Allo stesso modo, la gestione commissariale non è novità nella nostra storia recente, nel Dopoguerra i commissari straordinari sono stati ben 5 (dal 16.12.1971 al 19.03.1973 e, più recentemente, dal 20.01.1992 al 20.06.1993). Quanto è successo non è quindi una novità, e meno lo sarà quello che ci aspetta nei mesi a venire.
Ma il trauma di una morte inaspettata è sempre sconvolgente, specie quando coinvolge un personaggio pubblico. Si è distrutto un modello comunitario di vita quotidiana, una certezza. E questo fa male anche se la nostra società sa come regolare le interruzioni del sistema.

Ignazio Spanò
Ignazio Spanò

Non sono felice all’idea di avere un commissario straordinario perché, per quanto bravo possa essere, non è espressione del voto popolare, non è stato eletto dai gioiosani. Ma a breve un commissario straordinario arriverà perché così funziona il meccanismo di regolamentazione del sistema quando un evento inaspettato lo mette in crisi. E questo commissario dovrà gestire il periodo di transizione verso le nuove elezioni, cui seguirà l’elezione di un nuovo sindaco che dovrà portare a termine o cercare di far avanzare le pratiche di quanto lasciato in eredità da Ignazio Spanò e, prima di lui da Eduardo Spinella, e dovrà, soprattutto, affrontare nuovi problemi.

Quando Ignazio Spanò si insediò pose come priorità tra le priorità qualcosa che pareva impossibile da risolvere. Ma era deciso a risolvere quel problema, che per lui, razionalmente, non poteva che non venire prima di ogni altro problema cittadino, perché troppo tempo le precedenti amministrazioni, comprese le sue, avevano perso. E lo fece veramente. Si trattava del problema dell’approvvigionamento idrico a San Giorgio, per il quale trovò una soluzione politica che resta ai miei occhi indicativa dello spirito inclusivo che deve dettare le scelte di un amministratore, che non devono mai essere settarie.

Il problema dell’acqua a San Giorgio, quindi, sia pur tenendo conto di tutto quello che ci costerà e coscienti degli indicibili disagi causati negli anni ai cittadini, verrà risolto nel nome di quell’idea inclusiva che Ignazio Spanò aveva in mente. Questa idea, mista a decisioni ben ponderate, dovrebbe estendersi ai copiosi problemi rimasti irrisolti: dalla possibilità di accedere per tutti alla spiaggia di Saliceto (come si addice a tutti i cittadini di uno stato di diritto) al recupero dei due siti su Monte Meliuso, passando magari per uno studio attento per la riorganizzazione di parcheggi e strade cittadine (troppo spesso in balia del traffico) alla nuova rete fognaria, e via via a tanto altro.

Marcello Mollica
Marcello Mollica

Le frasi ricercate, a effetto, sui social non hanno mai risolto nulla, se non soddisfare il desiderio di visibilità degli scriventi. La necessità di vedere il proprio nome in un comunicato stampa che riporta di eventi sovente irrilevanti è specchio di un uso talvolta financo insano dei media. Le preoccupazioni per un amministratore sono altre e diversamente vanno affrontate.

Ignazio Spanò mi diceva spesso che il problema che doveva affrontare ogni mattina (lui come gli altri sindaci della zona) era cercare soldi per poter continuare a conferire la spazzatura in una delle discariche dell’Isola, di dover ingegnarsi per cercare il modo migliore per sostituire posizioni apicali all’interno della macchina amministrativa municipale, ovvero funzionari che si pensionavano o si stavano per trasferire.
Certo, mi piaceva la sua precisione, il suo modo di fare le cose scientemente e mai sopra le righe, il suo rigore, e i suoi metodi spesso distanti dai miei. Era bello anche confrontarsi e dibattere.

Il punto alla fine era però che sbattevamo sempre sullo scarto che correva tra la passione politica e la dura realtà della disponibilità di mezzi o delle storture amministrative.
Anche se avesse, per esempio, individuato il miglior Cultural Resource Manager del pianeta, il più bravo nel valutare l’importanza storica di un sito storico (vedi Monte Meliuso) e magari nel suggerire azioni idonee sugli opportuni interventi di preservazione, doveva prima confrontarsi col problema delle proprietà di quelle terre e vedere come gestire le frizioni tra i diritti accampati dai proprietari e l’interesse collettivo. Sul come gestire quelle storture ragionavamo spesso. E su quelle sfide bisognerà necessariamente concentrarsi negli anni a venire.

D’altronde sappiamo bene tutti che si è dovuto aspettare anni per intravedere il nuovo Palazzo Municipale o per avere il progetto di restauro della chiesa di san Nicola ammesso ai finanziamenti regionali.
Ma io resto per natura fiducioso: il comportamento tenuto dalla minoranza in questi ultimi mesi è stato encomiabile come lo è stato d’altronde quello di tutti i consiglieri comunali (i cui margini di azione sono stati ridottissimi a causa della pandemia); e la giunta municipale ha lavorato strenuamente gestendo al meglio delle possibilità la situazione emergenziale.

Al Presidente del Consiglio, ai Capigruppo, a tutti i Consiglieri Comunali spetterà di tenere vivo il legame (istituzionale) tra tutti i gioiosani e la politica quando Vicesindaco e Assessori saranno sostituiti dal Commissario Straordinario.
Sappiamo bene che ci sono tante strade messe male e troppi luoghi trascurati, che sfiducia e crisi economica sono stati aggravati dalla pandemia e che il paese non può permettersi che la prossima stagione turistica vada male.

Però ieri mattina, quando ho preso il treno per Messina, Gioiosa era bellissima. Bella dalle sue spiagge alle sue colline, dalle sue chiese ai suoi palazzi, dal Canapè al lungomare di San Giorgio alla Rocca di Calavà a Gioiosa Guardia.
Era bella nel suo spirito ‘gioiosano’, intendo quello che hanno saputo pittare su carta pittori gioiosani come Natale Argentina e Gianni Mollica, o hanno saputo descrivere in rima Ignazio Saggio e Rosalia Perlungo, e solo per citarne alcuni.
Ricordiamoci di quello spirito nei mesi a venire. Gioiosa è bellissima. Ed è ‘impossibile non vederlo’ – avrebbe detto Ignazio Spanò.

Marcello Mollica

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