Villa Piccolo, venerdì 3 marzo in programma“Sirene. L’Ondina siciliana e il sortilegio della voce” conversazione con Maria Grazia Insinga

Maria Grazia Insinga

CAPO D’ORLANDO (ME) – “Parlava e così fui sommerso, dopo quello del sorriso e dell’odore, dal terzo, maggiore sortilegio, quello della voce”. Così scrisse Giuseppe Tomasi di Lampedusa e questo è uno degli spunti di “Sirene. L’Ondina siciliana e il sortilegio della voce”, la conversazione con Maria Grazia Insinga in programma venerdì 3 marzo alle 18 a Villa Piccolo (Strada Statale 113, km. 109 Capo d’Orlando), introdotta dal giornalista e scrittore Alberto Samonà.

Si tratta del secondo incontro del ciclo “Pomeriggi al Piccolo Caffè”, promosso dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, presieduta da Vanni Ronsivalle: conversazioni su temi che richiamano pagine uniche della grande Sicilia letteraria. Ingresso libero.

“Attraverso il terzo sortilegio, quello della voce, si farà un viaggio poetico con le sirene. Si parte dal giardino di Villa Piccolo – sottolinea Maria Grazia Insinga – dove, tra le ninfee di Agata Giovanna, gli spiriti elementari di Casimiro e la voce di Lucio, rievocheremo l’incontro tra il professore La Ciura e Lighea. Giuseppe Tomasi di Lampedusa incide nel suo sogno guidato, i lineamenti, la forma di una voce inafferrabile: quella della sirena”.

Si lascerà di canto, in ordine sparso, l’Odissea e la femmina balba, l’ondina siciliana di Goffredo d’Auxerre e pure le «femminote ammaliatrici» di D’Arrigo; lasciamo di canto Eliot e il suo Prufrock e Kafka e Poe di Al Aaraaf e Yeats con la sua Torre; lasciamo Baudelaire e il suo Hymne e lasciamo Undine di Giraudoux e Bachmann e le Sirene sublimi di Basilio Reale; lasciamo infine, Saba, Montale, Gatto e Bellezza e Rosselli e Anaïse tutto. “Lasciamo tutto. E lasciamo anche Bosch e il giardino di delizie o la caduta di Sant’Antonio e poi Magritte con il suo sogno androgino e le sirene inverse o Delvaux col villaggio o la signora dall’acqua di Munch e Clarke con Ligeia e Guttuso e Picasso e tutto. Lasciamo anche questo tutto. Tanto, non servirà ad afferrare l’immagine di lei “[…] nel quartodisotto codata, e nel quartodisopra […] infantina, bambinesca», come direbbe D’Arrigo“.

“Cosa rimarrà?” – si chiedono gli organizzatori – Forse Berio col suo Omaggio a Joyce o Debussy oppure Henze e i Genesis e gli Annihilator e Cave e Hammill o Buckley? Forse non rimarrà nulla ma tenteremo ugualmente di rievocare la voce di lei e di ritornare in tempo per gustare un sorbetto di scorsonera e cannella o un tè al Piccolo Caffè”.

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