Donne in circolo, fermenti di cultura e tradizione intorno al Murgo gioiosano, di Maria Carmela Mugnano

foto repertorio del concorsofoto repertorio del concorso

di  Maria Carmela Mugnano  vincitrice della categoria donne e violenza al Concorso Letterario “Il mUrgo Gioiosano”.

“La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo”(Fernando Pessoa)
Le parole di Pessoa fanno riflettere, soprattutto se pensiamo a “certi” viaggi che hanno svelato realizzazioni più ampie e impensate rispetto alle motivazioni della partenza, esperienze che hanno rispecchiato nel fondo quello che siamo.
E questi viaggi di solito non terminano col nostro rientro a casa…
Mi verrebbe da dire che, almeno nella mia mente, il viaggio a Gioiosa è iniziato quando Ida Muzzupappa dell’Associazione H2O Donna-Donne in Circolo mi ha comunicato al telefono che ero tra i finalisti della Sezione speciale Donne e violenza del Concorso Letterario Il Murgo Gioiosano. Ma, a pensarci bene, proprio perché i viaggi siamo noi, i viaggiatori, con le nostre scelte, forse mi ero già messa in movimento quando ho deciso di partecipare al Concorso e, dopo aver visto il Bando in rete, ho chiamato per maggiori chiarimenti.
Il tema della violenza contro le donne coinvolge profondamente la nostra società nei suoi gangli vitali della famiglia, della scuola, del mondo del lavoro… e necessita di un capillare programma di sensibilizzazione e di educazione alla parità fra i generi, e al rispetto per la donna. In un contesto in cui la maggiore consapevolezza di sé fa conquistare alla donna sempre più vasti spazi e obiettivi nei vari campi, c’è invece la recrudescenza di un’ideologia, spesso latente, che non le riconosce autonomia e libertà di scelte, e prende la strada aberrante e senza ritorno della violenza distruttiva, o delle tante violenze dai numeri non quantificabili perché taciute nel sommerso quotidiano.

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Quando si organizzano occasioni di riflessione e presa di coscienza di queste tematiche, come può essere anche nell’ambito di un Concorso Letterario, credo che sia necessaria una larga partecipazione di donne e di uomini.
Tornando al Concorso, ho pensato subito alla storia di Maria, “La Tessitrice”, il più doloroso dei Ventiquattro Personaggi in cerca… d’Amore, monologhi teatrali del mio libro La Sorgente del Mare.
E ho inviato il testo, semplicemente per partecipare, per esserci.
Per cui, quando Ida mi ha chiamato e molto correttamente, data anche la distanza tra Roma e Gioiosa, mi ha precisato che stava avvisando i finalisti senza conoscere il piazzamento di ognuno, le ho risposto che, nel segno della partecipazione, avrei continuato ad esserci a prescindere dal piazzamento. Dentro di me non volevo interrompere un percorso che sentivo già iniziato.
Sapevo che sarebbe stato un viaggio “al femminile” e, infatti, questa è stata la prima connotazione dell’esperienza vissuta. Sapevo anche dei panorami incantevoli di Gioiosa Marea, ma non immaginavo quanta di questa bellezza si riflettesse nelle persone, in particolare nelle donne, che ho conosciuto. E quanta creatività, quanto ingegno!
A cominciare da Ida Muzzupappa e Giuliana Scaffidi che ho conosciuto la sera del mio arrivo. Con loro si è creato subito un bel clima di simpatia e di accoglienza. È quella sensazione che si prova spesso tra donne con la stessa sensibilità, e che crea un ponte fra esseri simili, sia pure con vite ed esperienze diverse: a volte basta uno sguardo, una frase, per riconoscere le difficoltà, ma anche la volontà di andare avanti e di lottare per costruire qualcosa, soprattutto dentro di noi e che ci renda più forti anche all’esterno.
Quanti “fermenti di vita” si colgono negli occhi di donne impegnate nei progetti che stanno loro più a cuore, spesso riguardanti la famiglia, la comunità, il sociale, o la cultura e l’arte come mezzi di crescita e di arricchimento delle persone! Progetti da portare avanti con il sorriso, con un approccio innato ad organizzare e risolvere i problemi, e con grande senso di responsabilità.
La conferma di questa sensibilità mi è arrivata dalle profonde e commoventi parole con cui Giuliana, nella veste di Presentatrice, ha introdotto a Teatro la quinta edizione del Premio Letterario Il Murgo Gioiosano, quasi una preghiera rivolta alla Donna, in cui la si sprona ad amare, ma prima di tutto ad amare se stessa, a proteggere, ma soprattutto a proteggersi, a non nascondersi, non sottomettersi, non negarsi la parola, e prepararsi alle battaglie in solitudine.
Il solo ascolto di queste parole meritava il lungo viaggio.
La serata dell’evento è stata una vera e propria sorpresa, perché non si è concentrata, come quasi sempre avviene nelle manifestazioni che seguono i Concorsi Letterari, sulla Premiazione delle opere finaliste che vengono lette dagli Autori, ma i testi stessi sono stati messi al centro di un evento che ha avuto molte sfaccettature artistiche e culturali, armonicamente raccordate da passaggi di vero Teatro. E qui si è rivelato lo spirito creativo e scenico di Giuliana, Ida, e delle altre donne del Circolo, da cui è emersa per me la seconda e inaspettata connotazione di questo viaggio : la teatralità.
Soprattutto la presenza della Giuria di qualità del Concorso, nei suoi componenti intervistati da Maria Ilenia Grifò, ha portato testimonianze artistiche e umane di elevato livello.
A cominciare dal regista e attore Ninni Bruschetta che, uscendo fuori dai luccichii e dagli stereotipi con cui si è abituati a pensare al mondo degli attori, ha parlato dell’impegno e del senso di responsabilità con cui ci si deve preparare per dare il meglio nella recitazione, affinché, poi, questo impegno possa essere fonte di orgoglio e far dire a tutti quelli che hanno contribuito a realizzare il film, e dal primo all’ultimo degli attori : “è stato il mio film!”. Non è una lezione di vita da assimilare in tutti i campi e ogni volta che dietro a una deriva o a un insuccesso personale non vogliamo vedere le nostre responsabilità e un mancato impegno?
E poi la giovane scrittrice Valeria Siclari, che ha illustrato con entusiasmo la sua esperienza letteraria e, con giusto orgoglio, i suoi progetti, anche internazionali.
E credo che tutti siano rimasti colpiti dalla pacatezza e dalla luminosità delle parole di Fra’ Felice, il sacerdote francescano chiamato per la prima volta a far parte di una Giuria, che ha dato una prova di grande umanità e umiltà affermando di aver imparato molto da questa esperienza e di averne tratto argomenti di riflessione.
E il musicista Antonio Smiriglia, che, con il suo gruppo “Il Discanto Siculo”, ha realizzato la parte musicale della serata con pezzi popolari di notevole impatto che hanno coinvolto ed entusiasmato tutto il pubblico che ha ritmato a suon di battute di mano la musica e i canti.
Tornando all’impronta teatrale della serata, sono state le donne del Circolo, a sorpresa per noi Autori, a leggere e a interpretare i testi finalisti o parte di essi.
Una grande commozione mi ha assalito quando La Tessitrice è stata interpretata da tre lettrici. Maria, il Personaggio, è una donna che non chiede giustificazione per ciò che ha fatto, ma pietà per se stessa e comprensione del contesto che ha generato il suo gesto estremo. Perché se è vero, come racconta, che la violenza quotidiana subìta da lei e dai suoi figli da parte del marito-padre è “un dolore senza scampo e senza cura”, è anche vero che lo stesso dolore le è ricaduto addosso come un’arma a doppio taglio dopo essere stata lei a compiere un atto di grande violenza. E dovrà convivere con quel dolore fino a quando, terminato il compito di madre protettrice dei suoi figli, andrà a cercare un’espiazione.
Non era facile dare vita a un Personaggio così complesso, ma in una serata magica come quella che sto descrivendo, Maria ha avuto tre interpreti che hanno saputo cogliere la dolcezza, la sofferenza, il pathos della sua testimonianza nei vari passaggi. Si intuiva dalla lettura di queste donne “la comprensione del cuore”, e questo è stato per me il dono più bello insieme alla sorpresa finale… per aver vinto la Sezione Donne e Violenza di questa quinta Edizione Letteraria del Murgo Gioiosano.

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Ma vorrei ricordare anche gli altri testi degli Autori finalisti che sono stati scelti fra i tanti pervenuti, e non per dovere di cronaca, ma per sottolineare l’alto livello dei testi stessi, a riprova dell’importanza e del prestigio di questo Premio Letterario.
In particolare vorrei menzionare la Poesia Preghiera di Maria Laura Curatola, anch’essa finalista nella Sezione Donne e Violenza, in cui l’Autrice fa parlare una donna vittima di femminicidio, con parole che scavano le nostre coscienze e ci entrano nell’anima:
“…Sognavo stelle cadenti/nelle mie notti di ragazza. / Sognavo promesse di un sempre/e mani unite. / Sono boato di tempesta/e sangue e lacrime/scricchiolare di passi sul mio selciato/…Chiedo di non esistere/ con un corpo,/ chiedo di potere essere/ di nuovo luce/ magari senza anima, / senza sussulti. / Fiore per un attimo. / E dissolvenza”.
E poi vorrei citare, sempre per la Sezione speciale, Palluzza, della brava Emilia Merenda.
E ancora, Il Castello dei Fantasmi di Ninetta Pierangeli, che ha vinto nella Sezione Fiabe e Favole ed è stata definita una favola “rodariana”. La Sezione ha avuto come finalisti anche Nina Giardinieri con Natale e il re fanciullo e Sebastiano Plutino con Salvo e Folgore.
Nella Sezione Narrativa c’è stata la vittoria di Salvatore Lisi con il romanzo storico Senza anima che si svolge all’epoca dello sbarco dei Mille, e nella stessa Sezione sono risultati finalisti anche Vincenzo Saglimbene con Prostituta per dovere e Renzo Limone con Mistero Barocco.
A questo punto vorrei chiudere il cerchio tornando all’inizio dell’evento e al Re della festa, il Murgo, la maschera gioiosana che, impersonata da un attore, ci ha accolto a Teatro con scanzonata allegria.
Anzi, vorrei fare ancora un passo indietro e tornare al mio arrivo a Gioiosa per parlare di una donna, Rosalia Perlungo, senza la quale non avrei capito cosa rappresenta il Murgo per i Gioiosani.
Rosalia e suo marito Diego Scaffidi mi hanno ospitata nel loro B&B “5 di spade” con un senso innato di accoglienza e cordialità, come fossi una vecchia amica tornata dopo tanto tempo a trovarli.
E poi ho scoperto che Rosalia è una scrittrice che ha pubblicato romanzi, novelle e libri di cultura popolare siciliana, e che porta avanti con amore e dedizione le tradizioni locali. In particolare il suo nome è legato al Murgo, alla sua rinascita dopo un periodo di oblìo, e alla creazione di un piccolo Museo che ha voluto dedicargli, dove sono esposte foto, poesie e testimonianze.
Il Murgo ha origine dalla Murga argentina, una forma di teatro carnevalesco di strada, con orchestrina, canti e balli acrobatici e spettacolari, a sua volta derivante dalle danze liberatorie degli schiavi negri in Sud America nell’Ottocento. Ma come si è creato questo ponte ideale di gioia, di vita e di liberazione fra l’anima argentina e quella gioiosana?
La Murga fu introdotta a Gioiosa da un emigrato di ritorno da quei luoghi (che, vestito di frac e cilindro, per tutti divenne il Murgo) e qui trovò terreno fertile, perché, come recita una Poesia di Rosalia dedicata alla città :
“ … Non ci fu nomi, certu, chhiù azziccatu/pirchì ridenti jera ogni creatura…/ l’aria celesti, mari d’ogni latu…/Giujiusa era giujusa … ppi natura!”
Ma il Murgo è radicato a Gioiosa non solo nel suo aspetto di importante tradizione popolare che lo fa vivere in mezzo alla gente, ma, poiché si è fuso ormai nell’anima gioiosana con cui si viene a identificare, ha avuto importanti e creative fioriture che riguardano la vita quotidiana della città e il suo turismo. E qui viene fuori di nuovo… Giuliana Scaffidi, la poliedrica Gioiosana che ha ideato e diffuso una linea eno-gastronomica che ha come nome e simbolo proprio lui… il Murgo. E chissà a quanti altri prodotti in futuro Giuliana darà “l’impronta del Murgo”!
La testimonianza di queste donne è stata per me importante per l’amore sconfinato per la loro città e le tradizioni che ho letto nelle loro parole.
Il Murgo è la terza connotazione del mio viaggio, una vera e propria rivelazione. E a ben pensarci, tutti e tre gli elementi di quest’esperienza sconfinano e si fondono l’uno nell’altro: le donne… che realizzano la teatralità… che è l’espressione del Murgo.
A questo punto il cerchio si è veramente chiuso.
Sono le sette del mattino alla stazione di Gioiosa Marea. Nel rosa d’aurora all’orizzonte si ergono dall’acqua sfumati e irreali baluardi di terra… e il mio sguardo, come una barca, va incontro al nuovo giorno.
Il silenzio si riempie all’improvviso di uno sferragliare lontano che annuncia il treno… ma no, forse è il Murgo che mi viene incontro in testa alla rumorosa allegria del suo teatrino per salutare l’ospite che parte, e ricordarmi che il Teatro, grande o piccolo che sia, è la dimensione in cui prendono vita i nostri sogni.

Maria Carmela Mugnano

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