Il Carnevale fra storia, tradizione e (buon) senso

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SaturnaliaIl Carnevale è un argomento vasto e per parlarne si potrebbero impiegare righe su righe. Tantissimi studi di carattere storico, antropologico e sociologico hanno indagato sulle origini e sugli sviluppi di questa ricorrenza festiva, tradizionalmente celebrata ogni anno in diverse parti del mondo.
Già nell’antichità esistevano feste che presentavano caratteristiche simili: nel mondo greco si svolgevano ad esempio le Feste Dionisiache (Antesterie), mentre nel mondo romano erano i Saturnali, i Lupercali e i riti dei Baccanali a presentarsi come del tutto somiglianti al Carnevale, soprattutto nel loro significato intrinseco e pregno di simbologie. Tutte queste circostanze, costituivano per la comunità un momento liberatorio durante il quale, secondo le parole dello studioso Mircea Eliade, si esprimeva il “bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia”. Non a caso, spesso questi rituali che prevedevano processioni, danze, orge, banchetti e l’abbandono di qualsiasi licenza, avevano luogo in un momento cruciale e di passaggio, cioè quello ricadente nei mesi di inizio o di fine anno: cerimoniali di siffatto genere rappresentavano, in un certo senso, uno stato di caos con valenza purificatoria, necessario perché tutto potesse successivamente tornare all’ordine.
Da quelle profondissime radici nacque probabilmente il Carnevale propriamente detto, poiché, dopo l’avvento del Cristianesimo, molte feste pagane vennero per così dire ‘riconvertite’, al fine di allontanare le forme di superstizione e di non alimentare la devozione ad altri dei. Per l’esattezza, alcuni studi ritengono che lo sviluppo vero della tradizione carnascialesca si ebbe durante il Medioevo, identificata in quella che i sociologi e gli storici definiscono “Festa dei folli”: in tale occasione, come nell’antichità, si abbandonava ogni limite e si dava sfogo a una trasgressione assoluta.
Per ciò che riguarda invece l’origine del termine, le prime testimonianze dell’uso del vocabolo “Carnevale” venezia-passeggiata_2a789.T0(detto anche “Carnevalo”) vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano (fine del XIII secolo d. C.) e dal novelliere Giovanni Sercambi (risalente al 1400 circa). Presumibilmente, l’etimologia è derivata dal latino tardo “carnem levare” cioè “togliere la carne”, dato che il Carnevale precede la Quaresima, periodo caratterizzato dall’astinenza dalla carne o comunque dagli eccessi in genere; di fatto, con questa dicitura si soleva indicare l’ultimo giorno delle festività carnascialesche, durante il quale si organizzavano sontuosi banchetti.
Il Carnevale è divenuto una festa popolare a partire dal Seicento, secolo nel corso del quale la Commedia dell’Arte ha reso famosi nuovi personaggi mascherati, sebbene i travestimenti in maschera fossero presenti già presso i pagani; qualche tempo dopo (1873), a Viareggio è stato costruito il primo carro allegorico in assoluto.
Siamo dunque giunti ai giorni nostri e ai territori nostri. Gioiosa Marea, così come anche Patti, da tanti anni ormai celebra il Carnevale con impegno e passione, facendo sfilare per l’occasione sia carri allegorici che gruppi mascherati dai costumi più fantasiosi.
Ho voluto scrivere un breve editoriale su questa festa allo scopo di ripercorrerne le origini e il senso, ma anche di contestualizzarla. Nel trascorrere del tempo infatti, il Carnevale ha assunto più una connotazione folklorica e tradizionale, perdendo quel significato spirituale – simbolico che aveva inizialmente, ragion per cui tale passaggio andrebbe rispettato. Certamente i giorni carnascialeschi rimangono pur sempre giorni di ilarità e di spensieratezza, nei quali poter per qualche momento dimenticare ogni ordine precostituito. Ciò però non deve pregiudicare o rovinare l’andamento di una festa e di una tradizione. Lo scorrere di qualche bicchiere di vino è lecito, per riscaldarsi e tenere alta l’allegria. Diverso è quando ci si lascia prendere la mano e la situazione degenera: lungi da me fare il ‘predicozzo’, ma ubriacarsi come ‘pezze’ non è bello né per chi lo fa, dando fra l’altro di sé un triste spettacolo, né per chi vuole godersi il Carnevale in maniera sana e piacevole. Ci si può divertire comunque (e anzi di più) mantenendo la lucidità necessaria a rimanere persone civili nel rispetto di se stessi e degli altri: Baccanali, Saturnali e quant’altro ho nominato in precedenza, sono ormai lontani da noi, cristallizzati nei loro preziosi contesti.

Maria Ilenia Crifò Ceraolo

8 Febbraio 2015

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